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Tales From The Moon: quando il rock indipendente guarda alle stelle

The Cosmik Debris Band - Tales From The Moon
Scritto da Maurizio Pittau

Mercoledì scorso abbiamo avuto il piacere di ospitare Mauro Angeletta e Fabio Chirizzi dei The Cosmik Debris Band in un nostro livestream, per parlare del loro ambizioso progetto: Tales From The Moon, un concept album che sfida le convenzioni della musica contemporanea.


In un panorama musicale dominato da playlist effimere e brani da trenta secondi pensati per il consumo rapido su TikTok, The Cosmik Debris Band compie una scelta coraggiosa: realizzare un concept album. Non una collezione di singoli, ma un’opera unitaria che richiede tempo, attenzione e immersione. Tales From The Moon rappresenta un vero e proprio atto di ribellione artistica, un disco che osa pensare – e suonare – come se la musica fosse ancora capace di raccontare storie che contano. Il progetto nasce da un incontro tra Dublino e Lecce, sviluppandosi poi attraverso una collaborazione internazionale che ha coinvolto musicisti in Francia, Irlanda, Italia e Scozia, portato avanti con la determinazione di chi crede profondamente che il rock non sia morto, ma semplicemente in attesa di chi abbia ancora qualcosa da dire.

Il viaggio di Will Fargo: nove capitoli tra spazio e redenzione

Al centro di Tales From The Moon c’è Will Fargo, un uomo in fuga da un pianeta condannato all’autodistruzione. La sua odissea spaziale, alla ricerca di una via di salvezza per l’umanità intera, lo porta all’incontro con una misteriosa piccola creatura che stravolgerà la sua visione del mondo, mostrandogli la strada verso la redenzione. Nove capitoli musicali intrecciano psichedelia, rock e sperimentazione, costruendo un arco narrativo coerente ed emotivo: Living On A Dying Planet apre il viaggio con il dramma della partenza, seguito da Trip To The Enlightening Sky e Lunar Encounters che accompagnano Will nel suo percorso verso la Luna. L’incontro cruciale avviene in Extraterrestrial Polytongue Dialogue, mentre Bottlefish Blues e Life On The Moon approfondiscono la sua permanenza nello spazio. La svolta emotiva arriva con Talk Me About Love, preludio alle riflessioni di What If It’s Not Too Late e al definitivo Back To The Earth, che chiude il cerchio narrativo. Va detto che il lato A del vinile raccoglie i brani più interessanti dell’album, quelli che definiscono l’identità del progetto e catturano immediatamente l’ascoltatore, ma il lato B si difende bene, mantenendo alta la tensione narrativa e chiudendo il cerchio con una coerenza che fa onore all’ambizione del concept. È sempre più raro, oggi, imbattersi in un album che racconti davvero una storia completa, con un inizio, uno sviluppo e una conclusione, e Tales From The Moon recupera questa dimensione narrativa con un’organicità che ricorda il cinema più che la musica da classifica, restituendo all’ascoltatore un’esperienza immersiva e coinvolgente.

A guidare questo viaggio sonoro c’è la voce di Mauro Angeletta, autore di musica e testi, nonché anima del progetto, che dimostra una padronanza della lingua inglese notevole; l’aspetto dell’ambum che forse mi ha più sorpreso positivamente. E qui mi sento di fare un appunto personale: la sua pronuncia è genuinamente corretta, naturale, priva di quegli orrori fonetici che troppo spesso affliggono la scena musicale italiana quando canta in inglese. Confesso che gli anni scorsi con amici irlandesi, mi sono divertito a guardare X Factor Italia proprio per ridere delle improbabili pronunce inglesi dei concorrenti, un passatempo crudele, forse, ma rivelatore. Angeletta non ha nulla a che vedere con quel mondo: la sua dizione è accurata, il fraseggio musicale. La sua voce attraversa registri emotivi diversi con naturalezza: dal dramma esistenziale di Living On A Dying Planet alla tenerezza sospesa di Talk Me About Love, mantenendo sempre un controllo espressivo e una sensibilità interpretativa che difficilmente si incontrano nella scena indipendente italiana. Non si tratta di una voce che imita i modelli anglofoni, ma di un artista che ha trovato il proprio modo di abitare la lingua e la melodia. Nel disco, Angeletta si occupa anche di voce solista e armonie vocali, chitarra solista, chitarra a 12 corde, chitarra acustica, ukulele, piano elettrico e synth, affiancato da un ensemble di musicisti di talento: Arthur Guillon all’armonica, chitarra elettrica e acustica, ukulele e armonie vocali; Simone Invidia al basso; Fabio Chirizzi alla batteria, organo e synth; Cristiano Trevisi a organo, synth, armonie vocali e sound design.

Una produzione che suona davvero “spaziale”

Registrato tra agosto 2023 e dicembre 2024 presso il Troubadour Rehearsal Studios di Dublino, gli studi “Mela Canto e Mela Suono” e i Floyd Recording Studios di Lecce, l’album è un piccolo miracolo tecnico. Fabio Chirizzi ha curato le registrazioni principali mentre Cristiano Trevisi si è occupato delle chitarre, e insieme hanno realizzato il mixaggio, ricreando un’ambientazione sonora che evoca davvero lo spazio: riverberi profondi, sintetizzatori che fluttuano nel vuoto, chitarre stratificate che disegnano paesaggi siderali. Il mastering finale, affidato sempre a Trevisi, conferisce all’album quella coesione e profondità che lo rendono perfetto sia per l’ascolto in cuffia che su impianto. Il fatto che tutto questo sia stato realizzato a distanza, coordinando musicisti e studi in diverse nazioni, rende il risultato ancora più lodevole, dimostrando come la tecnologia possa essere al servizio della creatività, abbattendo confini geografici senza sacrificare la coesione artistica.

E in un’epoca di streaming compulsivo, la scelta di pubblicare Tales From The Moon in vinile suona quasi rivoluzionaria. La confezione grafica, curata da Maurizio Invidia, restituisce all’album quella fisicità e quella cura estetica che troppi hanno dimenticato: un oggetto da tenere in mano, da guardare mentre si ascolta, da collezionare. Se proprio vogliamo trovare un appunto, riguarda forse il nome e il logo della band non molto originale – The Cosmik Debris Band è un omaggio piuttosto esplicito a Frank Zappa – ma in fondo anche questo fa parte del gioco: chi guarda alle stelle rischia sempre di riflettere qualche luce altrui.

Composizione: tra galassie e umanità

Dal punto di vista compositivo, Angeletta firma un lavoro personale e ambizioso che, pur raccontando di viaggi interstellari e creature aliene, parla in realtà di noi: delle nostre paure, della necessità di cambiare prospettiva, di ritrovare empatia in un mondo che sembra averla smarrita. Brani come Extraterrestrial Polytongue Dialogue o What If It’s Not Too Late mostrano una solida scrittura, capace di passare con naturalezza da passaggi melodici delicati a sezioni strumentali più dense e progressive. È rock, sì, ma con un cuore poetico che pulsa dietro ogni nota, inserendosi nella tradizione del rock progressivo italiano, quel genere che – pur amato da una minoranza – ha rappresentato uno dei momenti più alti della musica rock nel secolo scorso. Qui ritroviamo lo stesso spirito sperimentale, la stessa voglia di narrare attraverso la musica, ma con un linguaggio moderno e accessibile, un equilibrio difficile da trovare, eppure centrato in pieno.

In un momento storico in cui molti artisti rincorrono algoritmi e visualizzazioni, The Cosmik Debris Band sceglie quindi la via più difficile e più nobile: fare musica vera, pensata, sognata. Tales From The Moon non si limita a suonare bene, immagina, riflette, invita all’ascolto profondo. Speriamo di vederli presto dal vivo qui a Dublino.

Nel frattempo, potete perdervi tra le orbite di Tales From The Moon:

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Maurizio Pittau