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I migliori 10 album Italiani e Irlandesi di questa decade

I migliori dischi italiani e irlandesi
Scritto da Maurizio Pittau

È tempo di tirare le somme anche per quanto riguarda la musica del decennio appena trascorso. Ecco 10 album imperdibili italiani e irlandesi che hanno lasciato un segno indelebile tra il 2010 e il 2019 e qualche altro disco che merita attenzione.

I migliori album Italiani

1 – Gianni Denitto – Brain on a sofa

Paolo Fresu, Stefano Bollani, Enrico Rava, Fabrizio Bosso, Franco D’Andrea, Roberto Gatto, Stefano Di Battista, Danilo Rea, e gli altri. Sono ancora loro gli esponenti di punta del jazz italiano. I festival estivi, italiani e non, se li contendono. Ma chi ne raccoglierà il testimone artistico? Tra i talenti in crescita costante pronti ad aggredire e riempire la scena, ci sono tanti under-40, millennials cresciuti a Miles Davis e a John Coltrane e non certo a musichette midi buone per una suoneria di uno smartphone. Tra i tanti scegliamo Gianni Denitto. Sax alto, torinese, miscela jazz e suoni elettroacustici. Viaggia senza posa e poi rielabora i suoi giri geografici in musica. Nel disco Brain on a sofa del 2015 reduce dall’India, dalla Cina, dal Nepal e dal Senegal, ha fuso darbuka marocchina e balafon senegalese, la monodia dei raga indiani e l’improvvisazione jazz afro-americana.


2 –  Brunori SAS – A casa tutto bene

Il primo album di Brunori ha cambiato il gioco, ma quello era il 2009 e non rientra in questo decennio. Allora nessun dubbio: riascoltiamo “La verità”, che ci parla di noi più di quanto siamo disposti ad ammettere. Dodici canzoni contro la paura, splendide e toccanti, che portano Brunori nel gotha della musica che conta, fra teatro, palchi e tv. In questo decennio Dario Brunori ha consolidato il suo ruolo di cantautore capace di far sorridere e commuovere, A casa tutto bene è la definitiva consacrazione di un artista adulto all’apice della sua maturità stilistica.


3 – Iosonouncane – DIE

Oltre alle lodi per il lavoro musicale e di linguaggio, quest’album del musicista sardo residente a Bologna ha qualcosa di ineffabile e ancestrale, che proviene da lontano e che prende tutti i sentimenti di cui siamo capaci. Un lavoro enorme, indimenticabile, totale. Un concept album di sei tracce che in meno di quaranta minuti riesce a essere un miracolo di sperimentazione e poetica come non se ne vedevano da parecchi anni in Italia. Nel 2020 è in arrivo il secondo album di Iosonouncane. Il secondo album è sempre il più insidioso. Siamo in attesa della consacrazione oppure di scoprire che si trattava solo di un fuoco di paglia.


4 – Le Luci della Centrale Elettrica – Per ora noi la chiameremo felicità

Vasco Brondi, classe ’85, Ferrara. In arte Le luci della centrale elettrica. Teoricamente un cantautore, praticamente un solista con alcune sporadiche collaborazione di valore (tra i quali Rodrigo D’Erasmo, Stefano Pilla, Giorgio Canali, Enrico Gabrielli). Teoricamente perché Vasco suona come un’orchestra rock che ha metabolizzato tappeti di spazzatura sotto i nostri piedi, ore e ore a lavorare nei call center, città immutevoli nella loro routine asettica e pomeriggi consumati a sognare una periferia migliore. Le canzoni scivolano lasciandosi dietro strascichi polemici e fardelli a cui ci dobbiamo piegare spesso e volentieri, ma Vasco sembra uno di quei rappresentanti settantini liceali che riescono in poche parole a mettere insieme semplicemente le idee di tutti, con velleità a metà tra il rivoltoso e il disfattista.


5 – Calcutta – Mainstream

Impossibile parlare della musica italiana degli anni ’10 senza citare Calcutta, l’impersonificazione del nuovo modo di essere cantautore.  Quello che ha sdoganato la musica che viene dal basso e punta in alto. Calcutta è il volto più rappresentativo dell’ondata che ha travolto il panorama musicale italiano a metà decennio, modificando radicalmente tutti i paradigmi. Da talento underground a fenomeno discografico, Calcutta con il suo Mainstream non rappresenta soltanto la genesi dell’it-pop, una sorta di Indie, o presunto tale, che si caratterizza per basi e melodie poco elaborate e testi che dovrebbero essere “alternativi”, ma anche il nuovo cantautorato italiano in termini di poetica e di ritornelli. Non stiamo parlando di Bob Dylan o Georges Brassens, ma sempre meglio della trap dei ragazzi della periferia milanese.


Honourable mentions:
  • Motta – La fine dei vent’anni
  • Daniele Silvestri – Acrobati
  • Stefano Bollani & Hamilton de Holanda – O que serà
  • Verdana – Wow
  • Vinicio Capossela – Marinai, profeti e balene

I migliori album Irlandesi

6– Lisa O’Neill – Same Cloth or Not

Chiunque abbia avuto la fortuna di vedere Lisa O’Neill dal vivo nell’ultimo decennio è consapevole della direzione che ha preso la irish music. C’è una familiarità confortante nella triste “Coward’s Corner”, la sdolcinata “Dreaming” e la minimalista “Apiana” con pianoforte. Altre canzoni, come ‘Come Sit Sing”, trasformano il tradizionale modello folk acustico in una struttura più complessa che include la band. La voce idiosincratica di O’Neill, unita alla produzione di David Kitt e ad una sorprendente raccolta di piccole storie – che si tratti di lamentarsi di un amante assente (“England Has My Man”) o di opzioni di trasporto mancante (“No Train to Cavan”) – che rendono questo uno degli album irlandesi più belli del decennio.


7 – Little Green Cars – Absolute Zero

Giovanissimi, il quintetto di Dublino Little Green Cars con questo album di debutto ha mostrato una forte maturità e una straordinaria padronanza della scrittura di canzoni classiche. Sono stati associati spesso ai Fleetwood Mac con canzoni come “Please”, “My Love Took Me Down to the River to Silence Me” e “Them”, ma con riferimenti a Harper Lee e Kurt Vonnegut i LGC rielaborano a loro modo la cultura americana, sia nella musica che nei testi con temi legati alla giovinezza, l’età, la follia e l’amore non corrisposto. Purtroppo non sono più una band (ora potete ascoltare i Soda Blonde), ma i Little Green Cars hanno mostrato esattamente ciò di cui erano capaci con questo set di canzoni gloriose, intrise di armonia e estremamente ben realizzato con ottimi arrangiamenti.


8 – Rhiannon Giddens with Francesco Turrisi – There is no Other

Cosa ci sta a fare un duo composto da una americana e un italiano in una classifica di musica irlandese? Più di quanto si pensi. L’Irlanda è il luogo in cui vivono quando non sono in tour a il punto di incontro dei due polistrumentisti dal percorso originario e parallelo. Rhiannon Giddens multietnica di origine (padre europeo-americano e madre afroamericana-nativa americana). Francesco Turrisi del Nord Italia, ma con radici nel Sud. Entrambi di formazione classica con percorsi legati al blues, bluegrass, country lei e al jazz, folk, world lui. Sono finiti a vivere in Irlanda, dove nasce una collaborazione artistica, una serie di concerti di successo e poi questo disco. There is no Other si riferisce sia all’abbattimento di barriere tra generi musicali sia al rifiuto di qualsiasi società che emargina estranei e minoranze come “Other”. Il disco, registrato negli storici Windmill Lane Recording Studios di Dublino, ha una ossatura bluegrass/folk, ma sono le divagazioni tra la musica Europea, Meditterranea, Medio Orientale e quella degli Stati Uniti rurali che rendono il disco tanto originale quanto coinvolgente.


9 – Bell X1 – Chop Chop

Comincia con un rullo di batteria, un’increspatura di piano e una voce che tremando canta “Starlings over Brighton pier, what do they know, what do they hear?”. Entro un minuto capisci che i Bell X1 hanno intrapreso qualcosa di speciale e davvero rivelatore. È l’equivalente musicale di entrare in un grande armadio, frugare tra i vestiti appesi alle grucce e poi scoprire un passaggio che conduce in un altro mondo più accattivante e spesierato. Co-prodotti da Peter Katis e Thomas Bartlett e registrato a Bridgeport, Connecticut nel 2013, Chop Chop è un disco breve (nove brani, poco più di 37 minuti), ma rappresenta una svolta artistica della band. La strategia per mantenere l’album veloce e godibile è quella di non inserire nessuna canzone da saltare. Quando arrivi a “Feint Praise”, con le sue linee di basso Motown e i fraseggi soul, sei consapevole che i Bell X1 hanno pubblicato il miglior album della loro carriera.


10 – The Chieftains feat. Ry Cooder – San Patricio

The Chieftain, il gruppo di folk irlandese al momento più popolare al mondo, negli ultimi vent’anni ha abbinato il folk irlandese con stili da tutto il mondo, registrando con musicisti latini, gruppi folk cinesi e country, celebrità bluegrass e rock da Alison Krauss a Van Morrison, da Eros Ramazzotti ai Rolling Stones. Nel 2010 fece una mossa coraggiosa registrando, prodotti da Ry Cooder, “San Patricio”, un omaggio al leggendario battaglione San Patricio composto da soldati irlandesi, che erano in America per sfuggire alla “potato famine” e che furono arruolati nell’esercito americano, ma si ritrovarono a combattere contro i compagni cattolici nella Guerra Messico-Stati Uniti del 1846 – e  disertarono dall’esercito americano per combattere con il Messico. La musica fonde uilleann pipes, whistle e fiddles con jarana jarocha, banjo e trombe. Poi c’è una raffinata, robusta ballata (in inglese) di Cooder. Arricchito di collaborazioni con artisti del calibro di Linda Ronstandt, Los Tigres del Norte e Chavela Vargas, questo album straordinario è un meraviglioso esempio di contaminazione tra generi, culture e arte attraverso la musica.


Honourable mentions:
  • O Emperor – Jason
  • Gonzalo del Val, Dave Liebman, Ronan Guilfoyle – Standards in Dublin
  • Hozier – Hozier
  • Lankum – The Livelong Day
  • Paddy Hanna – Leafy Stiletto

I 20 migliori dischi non Irlandesi e Italiani degli ultimi 10 anni IMHO

  1. Preservation Hall Jazz Band – That’s It!
  2. Vampire Weekend – Modern Vampires of the City
  3. David Bowie –  Blackstar
  4. Gregory Porter – Be Good
  5. Christian McBride Big Band -The Good Feeling Robert Glasper Experiment
  6. Pistol Annies – Interstate Gospel
  7. Bruce Springsteen – Wrecking Ball
  8. Ladysmith Black Mambazo – Shaka Zulu
  9. Billie Eilish – When We All Fall Asleep, Where Do We Go?
  10. Leonard Cohen – You Want It Darker
  11. Lorde – Melodrama
  12. Tinariwen – Tassili
  13. Solange –  A Seat at the Table
  14. Bettye LaVette – Things Have Changed
  15. Ry Cooder – The Prodigal Son
  16. Randy Newman – Dark Matter
  17. Daft Punk – Random Access Memories
  18. Ravi Shankar – Carnegie Hall 2000
  19. Nick Cave and the Bad Seeds – Skeleton Tree
  20. The Caretaker – An Empty Bliss Beyond This World

*Quest articolo e’ tratto in parte dall’originale articolo The 10 Best Albums of this Decade (2010-2019)

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Maurizio Pittau