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I 10 migliori album del 2020

Best Album 2020
Scritto da Maurizio Pittau

La frase “Life sucked, but great records got us through” potrebbe essere applicata a qualunque anno. Ma, nel 2020, la musica è stata particolarmente colpita, con locali chiusi e tour cancellati. Per necessità, il 2020 è diventato un anno dedicato al ripiegamento su se stessi, all’ascolto profondo e alla ricerca di conforto. Non è il caso di celebrare il funerale all’album. Continuiamo con la tradizionale top ten dell’anno appena trascorso.

Migliori Album Internazionali

1) “Twice as Tall” Burna Boy

La pop star nigeriana, che negli ultimi anni è diventata il più popolare cantante africano, è intelligente, di mentalità aperta e senza paura nelle parole e nella musica. Sa che, nell’era di Internet, gli stili di musica nera globale devono essere abbracciati, non evitati, ed è disposto ad accogliere la maggior parte di loro, a condizione che entrino alle sue condizioni. Un album di contaminazione, tradizione, modernità  e sperimentazione.

2) “græ” Moses Sumney

Græ è un disco sull’isolamento prima dell’isolamento, è il futuro del soul, è un inno al diritto a essere tante cose diverse in un mondo ossessionato dalle definizioni.  Dentro c’è la Motown, l’ambient, il passato della musica nera americana e allo stesso tempo il suo futuro, storie di astronauti e bambini che gridano nella notte, riflessioni su cosa sia la mascolinità o l’identità di uomini e donne di colore.

3) “Cenizas” Nicolas Jaar

Nicolas Jaar nel suo ultimo album ci conduce in un viaggio mistico. Cenizas ha il suono di un pellegrinaggio al centro del sé, una peregrinazione immaginifica all’interno dell’umano e dell’oltre-umano. Le coordinate sono disperse, la mappa con il tragitto è stata pasticciata. L’atmosfera è diradata, rarefatta, sconosciuta.

4) “Women in Music Pt. III” Haim

Gruppo tutto al femminile che mette assieme giocosità ed efficienza tecnica, echi funk e suono West Coast, gravità e balordaggine, tradizione e progressismo. Specie in questo disco leggero, melodioso e pieno di parti strumentali canticchiabili.

5) “On The Tender Spot Of Every Calloused Moment” Ambrose Akinmusire

On The Tender Spot Of Every Calloused Moment è il quinto album in studio di Ambrose Akinmusire e il il trombettista 38enne suona  in un modo più riflessivo che mai, facendo domande sull’identità nera ed evitando percorsi cliché proprio mentre opta per strade musicali meno battute. Il quartetto passa da un registro basso offuscato e fumante alle distorsioni inaspettate, spesso con guizzi di funk. “Blues” è un punto culminante, musicalmente e tematicamente, in quanto offre ad Akinmusire la possibilità di presentare una risposta originale al fondamento della musica nera con delle interpretazioni che si allontanano dal già  sentito.

6) “From This Place” Pat Metheny

From This Place è il miglior album del chitarrista / compositore / bandleader fino ad oggi. Questa è una affermazione impegnativa, considerando che Metheny ha vinto 20 Grammy Awards in 12 categorie separate, essendo l’unico bandleader nella storia dei Grammy che è riuscito a vincere sette premi per sette uscite consecutive. Ma questo album è unico. Concepito in modo sorprendente ed eseguito in modo impeccabile, From This Place comprende 10 brani originali che si concentrano sull’elemento orchestrale della sua scrittura che viene portato alla ribalta con i colori (per lo più) discreti della Hollywood Studio Symphony.


Migliori Album Irlandesi

7) “A Hero’s Death” Fontaines D.C

Negli ultimi due anni i dublinesi Fontaines D.C., hanno saputo cantare la propria Dublino come Lou Reed aveva fatto con New York, il tutto con un mix di rabbia controllata e di un songwriting che, seppur debitore degli ascolti giovanili del gruppo, è già diventato termine di paragone per i coetanei. A Hero’s Death possiede tanto la disillusione del post punk, quanto la maturità e l’introspezione.

8) “Birthmarks” Hilary Woods

La musicista nata a Dublino da icona indie si è  molto evoluta passando alla sperimentazione, dando vita a paesaggi sonori inusuali ma interessanti. Tra sintetizzatori analogici, linee di basso scoppiettanti e fragorosi boom di percussioni, tuttavia, c’è la voce eterea di Woods, che conferisce a brani come Orange Tree e Through the Dark, Love una strana atmosfera che suona più come un incantesimo di una strega che un testo.


Migliori Album Italiani

9) “Cip!” Brunori SAS

Targa Tenco 2020, l’ultimo album di Brunori è quello della consacrazione, di un suono più largo e corale, di canzoni meno legate all’attualità e scritte con quella che il cantautore ha definito la sindrome da visione d’insieme. Cip! è anche il disco musicalmente più ricco della carriera di Brunori: le atmosfere alla Vasco di Capita così, l’elenco tropicale di Fuori dal mondo, i sintetizzatori di Al di là dell’amore, la ballata per pianoforte e orchestra Per due che come noi, i fiati di Anche senza di noi.

10) “Cinema Samuele” Samuele Bersani

In una pandemia i testi di Bersano diventano indispensabili, per fortuna commoventi come sempre. Stavolta, sono storie di uomini che – come lui, in questi sette anni di silenzio – toccano il fondo per risalire, fanno a botte col passato (Il tuo ricordo), con sé stessi (Harakiri), con la fantasia (Il tiranno) e con le riverenze dell’occasione (L’intervista). Ma poi, insomma, ne escono vivi.

Bonus Track

“Cosa faremo da grandi?” Lucio Corsi

Il 2020 è stato anche l’anno di Lucio Corsi, che è riuscito a mettere definitivamente a fuoco la propria estetica. Altro che it-pop e copia-incolla: Cosa faremo da grandi? è una fiaba-tesoro che guarda ai ’60 italiani, allo storytelling in stile spoken di Dylan, al glam rock di certe chitarre, e che al tempo stesso suggella una poetica stralunata e immaginifica che è già solo sua, in cui un Freccia Bianca nasconde lo spirito di un capo indiano, i vasi si “buttano” dai terrazzi e nessuno vuole crescere (qui il racconto di Corsi canzone per canzone). Ma cosa fare da grande, lui, l’ha capito: il cantautore, l’ultimo della dinastia.


Special mentions:

  • “Letter to You” Bruce Springsteen
  • “Mixing Colours” Roger & Brian Eno
  • “Mordechai” Khruangbin
  • “Heritage of the Invisible II” Aquiles Navarro & Tcheser Holmes
  • “Folklore” Taylor Swift
  • “8: Kindred Spirits (Live from the Lobero)” Charles Lloyd
  • “Rough and Rowdy Ways” Bob Dylan
  • “Rejoice” Tony Allen & Hugh Masekela
  • “Tenacity’ Django Bates
  • “Love Letters” Anoushka Shankar
  • “Songs From The Bardo” Laurie Anderson, Tenzin Choegyal & Jesse Paris Smith
  • “Go Bravely” Denise Chaila
  • “Land of No Junction” Aoife Nessa Frances
  • “Liquid Portraits” Clap! Clap!
  • “Forever” Francesco Bianconi

Riguardo all'autore

Maurizio Pittau