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L’effetto Brexit sul commercio in Irlanda, partendo da Debenhams

Scritto da Federica Taborelli

Dopo la chiusura di tutti i punti vendita presenti sul territorio irlandese, un’altra spiacevole notizia ha colpito i clienti della storica catena britannica di grandi magazzini, da tempo in forte crisi: Debenhams è stata infatti costretta a interrompere la sua attività di vendita online nella Repubblica di Irlanda “a causa delle incertezze in merito all’accordo commerciale tra il Regno Unito e l’Unione Europea”.

Debenhams purtroppo non è sola. Almeno 50 tra i principali retailer del Regno Unito, tra cui Marks and Spencer e Tesco, ma anche Argos e Boots, stanno esaminando le loro linee di prodotti per stabilire quali saranno soggette ai dazi doganali.

Punto chiave dell’accordo economico stipulato tra Regno Unito e Unione Europea, volto a creare un rapporto di libero scambio senza dazi né quote su tutte le merci, sono infatti le cosiddette regole di origine, che servono a determinare la nazionalitá economica del prodotto.

Queste regole mirano ad assicurare che il prodotto che beneficia dei vantaggi dell’accordo sia o 1) interamente realizzato nell’area di libero scambio (Unione Europea più Regno Unito) oppure 2) lavorato o processato nella stessa in misura sufficiente. Di conseguenza, le merci importate nel Regno Unito da Paesi extra-europei (come la Cina) e poi esportate nell’Unione Europea potranno essere soggette a dazi, con un importante impatto economico per le imprese importatrici.

Oltre ai clienti di Debenhams, e senza scomodare il paradossale sequestro di panini al prosciutto effettuato dai doganieri olandesi ai viaggiatori in arrivo dalla Gran Bretagna, molti consumatori stanno giá affrontando le conseguenze della Brexit. Ad esempio, giá dal primo gennaio i beni di valore superiore a 22 euro acquistati da siti di e-commerce del Regno Unito e destinati alla Repubblica d’Irlanda sono soggetti al pagamento dell’IVA irlandese. E alcuni siti richiedono anche il pagamento di un deposito per possibili dazi di importazione, deposito che potrá essere parzialmente rimborsato qualora il suo ammontare risulti superiore al totale delle spese sostenute.

E i trasporti? Gli oltre trenta chilometri di camion in coda a Folkestone e Dover, punti di ingresso in Inghilterra dal canale della Manica, alcune settimane prima che fosse raggiunto un accordo sono stati largamente ripresi dai media internazionali.  Ma sará probabilmente il trasporto via nave a subito le conseguenze piú rilevanti.

Infatti, allo scopo di scongiurare il rischio della creazione di un confine fisico tra le due Irlande, rispettando perció gli accordi del Venerdí Santo, tutte le merci destinate all’Irlanda del Nord con provenienza Regno Unito saranno sottoposte a controlli, di fatto istituendo una barriera doganale tra l’isola di Gran Bretagna e l’Irlanda del Nord, l’Irish Sea Border. Tutto questo perché l’Irlanda del Nord resterá nel mercato unico UE e continuerá perció a far rispettare le norme doganali dell’Unione Europea nei suoi porti.

Ma non é tutto; allo scopo di evitare l’inevitabile burocrazia, alcune aziende di trasporto marittime sono giá corse ai ripari, inaugurando una nuova rotta da Rosslare (ROI) a Dunkirk (Francia), e offrendo perció un’alternativa ai cargo che permetta loro di evitare il Regno Unito e arrivare direttamente in Europa.

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Federica Taborelli