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Organi e scelte: l’Irlanda cambia rotta con il sistema opt-out

Organi e scelte: l’Irlanda cambia rotta con il sistema opt-out
Scritto da Beatrice Maggi

Dal 2024 in Irlanda chi non dice esplicitamente “no” sarà considerato un potenziale donatore d’organi dopo la morte. È l’effetto del Human Tissue Act 2024, una legge tanto attesa quanto discussa che introduce ufficialmente il principio del consenso presunto: il silenzio equivale ad un sì. L’obiettivo è chiaro: aumentare il numero di organi disponibili per i trapianti, salvare vite, ridurre le liste d’attesa. Ma la reazione non si è fatta attendere. In appena quattro giorni, quasi 30.000 persone hanno scelto di registrarsi nel nuovo sistema opt-out, esprimendo la volontà di non partecipare al programma. Un numero impressionante, che testimonia quanto il tema sia sentito e quanto la questione del consenso individuale sia centrale.

La nuova normativa arriva in un contesto delicatissimo. La sanità pubblica irlandese, l’HSE (Health Service Executive), è da anni sotto pressione. Liste d’attesa infinite, emergenze nei pronto soccorso sovraffollati, mancanza di personale medico e infermieristico, spesa privata tra le più alte d’Europa: il quadro è critico e spesso penalizza proprio i pazienti più fragili. In questo scenario, l’introduzione dell’opt-out viene vista da molti come un tentativo (forse necessario, ma anche disperato) di migliorare l’efficienza del sistema trapianti, senza però affrontare a monte le carenze strutturali del servizio sanitario. Se è vero che aumentare i donatori può salvare vite, è altrettanto vero che quegli organi vanno poi trapiantati, curati, seguiti, e serve un sistema sanitario in grado di farlo.

Fino al 2023, in Irlanda vigeva il sistema del consenso esplicito: si poteva donare solo se si era dato il proprio assenso in vita. Il nuovo impianto normativo vuole invertire la logica, rendendo la donazione un gesto predefinito, salvo dissenso registrato. È una svolta culturale oltre che sanitaria, in linea con quanto già accade in Spagna, Francia e Belgio, dove il sistema opt-out ha portato a un sensibile aumento dei trapianti.

Cosa prevede il sistema irlandese

  • Tutti gli adulti residenti sono considerati donatori “di default”.
  • Chi non desidera donare può registrarsi in un apposito database (il National Opt-Out Register).
  • I familiari possono comunque esprimere obiezioni, che saranno considerate in fase decisionale clinica.

Il Human Tissue Act non obbliga nessuno. Prevede una facile procedura per “uscire” dal sistema, consultabile online, e garantisce che i familiari vengano sempre consultati in caso di decesso. Tuttavia, per molti resta una questione di principio. C’è chi teme una perdita di controllo sulle scelte più intime. Chi diffida dello Stato come intermediario. Chi, semplicemente, non si sente rappresentato da un consenso dato per implicito. E sono proprio questi sentimenti ad aver spinto migliaia di cittadini a registrarsi rapidamente nel registro di opposizione.

Anche in Italia il sistema è di tipo opt-out, almeno formalmente: la legge prevede il silenzio-assenso, ma nella pratica si dà ancora molto peso alla volontà espressa in vita e al parere dei familiari. Il risultato? Una percentuale di opposizione ancora alta e un numero di donazioni che fatica a decollare. In Irlanda, con questa legge, si punta invece a una attuazione concreta, puntando su campagne informative e sull’educazione civica come leve per aumentare la fiducia nel sistema.

La riforma irlandese tocca corde profonde: la fiducia nelle istituzioni, il rispetto dell’autonomia personale, la solidarietà verso chi aspetta un trapianto come unica chance di sopravvivenza. Non è in gioco solo un organo, ma una visione di società: più empatica, più partecipata, più consapevole. Eppure, ogni rifiuto è legittimo. Ogni scelta, anche quella di non scegliere, merita ascolto. L’Irlanda ha deciso di scommettere su un nuovo paradigma etico e sanitario. Il tempo ci dirà se questa scommessa sarà vinta.

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Beatrice Maggi