L’Eurovision 2025 si è chiuso a Basilea tra boati elettronici, look da saga distopica e molte, moltissime canzoni che ci hanno fatto rimpiangere il televoto abolito nel 2007. Un’edizione con pochi acuti (non vocali: proprio di qualità), salvata da qualche exploit come JJ, Claude, Zoë Me e Louane.
L’Irlanda ancora una volta esclusa dalla finale. Per l’Italia, un dignitosissimo quinto posto con un Lucio Corsi splendidamente fuori moda. Ultimo, malinconicamente, Gabry Ponte per San Marino, che ha portato una discoteca in formato export.
La partecipazione di Israele all’Eurovision Song Contest è stata fonte di controversie, poiché il suo esercito ha intensificato i bombardamenti su Gaza e imposto blocchi a tutto il cibo e ad altri rifornimenti umanitari.
Ecco il nostro pagellone finale, con i voti e i commenti per ogni esibizione.
- NORVEGIA – Kyle Alessandro – Lighter – VOTO 4
Sembra che Odino abbia dimenticato l’accendino. Futurismo da discount, monoliti IKEA e una tristezza scenica degna di un cosplay a metà. - LUSSEMBURGO – Laura Thorn – La Poupée Monte Le Son – VOTO 5
Barbie è andata in alpeggio, ha incontrato Sandy di Grease e insieme hanno deciso di farsi bocciare all’Eurovision. Voce ottima, ma stile congelato nel 1984. - ESTONIA – Tommy Cash – Espresso Macchiato – VOTO 6
Un caffè servito a 30.000 piedi sopra la follia. Cravatta barometro e nonsense estetico. Un’esibizione energica e originale che ha sorpreso tutti. - ISRAELE – Yuval Raphael – New Day Will Rise – VOTO 7
Una ballata potente e toccante che ha emozionato l’intera arena e che ha rischiato di vincere grazie al voto da casa. Ci sono stati alcuni fischi sparsi, ma anche numerose bandiere israeliane sono state sventolate dai fan, che hanno applaudito a gran voce nel tentativo di soffocare qualsiasi protesta. - LITUANIA – Katarsis – Tavo Akys – VOTO 5
Catarsi mancata e look da sosia di Mal dei Primitives. Senza parrucca, ma anche senza direzione. - SPAGNA – Melody – Esa diva – VOTO 4
Buñuel si è voltato nella tomba. Don Diego era assente giustificato. Coreografie salve, ma melodia da reality show domenicale. - UCRAINA – Ziferblat – Bird of Pray – VOTO 4
Meno peggio è comunque peggio. Un volo basso, distratto da troppa scenografia e poco pathos. Il volatile si è schiantato. - REGNO UNITO – Remember Monday – What the Hell Just Happened? – VOTO 4
Ce lo chiediamo anche noi. Pop da slumber party con qualche nota vagamente intonata. Girl power? Meh. Un’esibizione che ha lasciato il pubblico confuso e poco entusiasta. Solo l’Italia gli ha dato, inspiegabilmente, 12 punti. - AUSTRIA – JJ – Wasted Love – VOTO 8
Perfetta. Naufraga emozionale su una zattera di carta. Ha fatto sembrare profondo anche il silenzio tra un acuto e l’altro. Una performance impeccabile che ha conquistato pubblico e giuria, portando l’Austria alla vittoria. Meritatissima vincitrice. - ISLANDA – VÆB – Róa – VOTO 4
Ibernati nel tempo, nello stile e anche nella voce. Un mix fra Neanderthal e synthwave, con risultato terminale. - LETTONIA – Tautumeitas – Bur Man Laim – VOTO 5
La principessa Elsa aveva più carisma. Suggestive ma fredde, come un presepe baltico sotto zero. - PAESI BASSI – Claude – C’est la vie – VOTO 8
Delicato, intenso, contemporaneo. Pochi fronzoli e tante emozioni. Se la vita fosse sempre così, bisognerebbe cantarla più spesso. - FINLANDIA – Erika Vikman – Ich Komme – VOTO 7
Latex e lustrini per una canzone che cresce come una navetta spaziale lanciata nello spazio. Ipnotica, e non solo nel senso clinico. Per amanti del fetish. - ITALIA – Lucio Corsi – Volevo essere un duro – VOTO 8
Fuori dal tempo, sincero, poetico. Il punk con il cuore, i sottotitoli con l’anima. Duro? No, dolcissimo. E autentico. - POLONIA – Justyna Steczkowska – Gaja – VOTO 6
Feline vibe tra dinosauri e balene. Elegante ma mai davvero memorabile. Luci belle, ma poca sostanza. - GERMANIA – Abor & Tynna – Baller – VOTO 5
Coppia sbilanciata, lui è lo sfondo della serata. Tynna incanta ma il pezzo resta monocorde. Bene ma senza entusiasmo. - GRECIA – Klavdia – Asteromáta – VOTO 5
Penelope sì, ma con un velo di melassa. Bella voce, bella intenzione, ma tutto troppo didascalico. - ARMENIA – PARG – Survivor – VOTO 4
Più che survivor sembra “supervivente” della stagione 2006. Muscoli e poco altro. Il dopobarba lo avremmo comprato, la canzone no. - SVIZZERA – Zoë Me – Voyage – VOTO 9
Una perla. Eleganza, voce, presenza. Finale esplosivo e raffinatezza rara. Tutto al posto giusto. Bravissima. - MALTA – Miriana Conte – Serving – VOTO 5
Servita male. Sovrastata da tutto: scenografia, ballerini, rosso fuoco. Solo l’ultimo acuto accenna un sussulto. - PORTOGALLO – Napa – Deslocado – VOTO 6
Spostati, sì, ma non verso la bellezza. Delicato, certo, ma scollegato dal presente. - DANIMARCA – Sissal – Hallucination – VOTO 4
Dal bianco e nero a Sharknado in tre minuti. Troppa confusione e poca lucidità vocale. - SVEZIA – Kaj – Bara Bada Bastu – VOTO 6
Tipico prodotto da Eurovision. Non a caso dato per favorito,alla vigilia. Tra jodel e cori da sauna, un delirio folkloristico. Simpatici, ma per un programma pomeridiano sulla TV svedese. - FRANCIA – Louane – Maman – VOTO 8
Tensione teatrale, voce perfetta, cuore grande. Una piccola Piaf 2.0 con la giusta modernità. Applausi. - SAN MARINO – Gabry Ponte – Tutta l’Italia – VOTO 5
Tutta l’Italia ma in modalità karaoke da villaggio. Ritmo da dancefloor anni ’90. Un po’ amarcord, un po’ sfinente. Un tentativo di portare l’Italia in pista da ballo che non ha convinto né pubblico né giuria. - ALBANIA – Shkodra Elektronike – Zjer – VOTO 4
Un’esplosione di LED, neon e bpm, ma alla fine restano solo le scie luminose. Confusi e felici? Solo loro.
Un’edizione all’insegna del meh, salvata da poche gemme preziose. Ma si sa: l’Eurovision è come un party aziendale. Sai che sarà imbarazzante, ma non puoi fare a meno di guardarlo fino all’ultimo stroboscopico secondo.