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World Radio Day, la radio tra digitale e analogico

Radio World Day
Scritto da Maurizio Pittau

Oggi il mondo celebra uno dei media più longevi, amati e seguiti dal pubblico. È infatti il World Radio Day, la Giornata Mondiale della Radio proclamata nel 2011 dall’UNESCO, e adottata nel 2012 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come giornata internazionale. Radio Dublino aderisce anche quest’anno alle celebrazioni.

La data è quella del 13 febbraio, giornata che in tutto il mondo viene dedicata a festeggiare un mezzo di comunicazione che è profondamente diverso da quello delle origini, ma non non ha cambiato nome da quando il 5 marzo del 1896, Guglielmo Marconi, presentò la prima richiesta provvisoria di brevetto, con il numero 5028 e con il titolo “Miglioramenti nella telegrafia e relativi apparati”. La radio che celebriamo oggi è una radio che è diventata sempre di più digitale, che è ubiqua, trasformata sempre più spesso in una funzione presente in altri dispositivi che in uno strumento indipendente, ma che proprio per questa sua capacità di adattamento, per la sua naturale vocazione all’innovazione, è molto presente nella vita di tutti i giorni di miliardi di persone in tutto il mondo. Anzi, si potrebbe, esagerando di poco in realtà, che tutto l’ascolto della musica oggi, attraverso le playlist e le piattaforme di streaming, è diventato un ascolto di tipo “radiofonico”, anche se della radio è rimasto principalmente il concetto non certamente la forma.

Se un tempo lo strumento più diffuso per ascoltare la radio erano le piccole radio a transistor che si potevano portare in tasca, oggi è lo smartphone il mezzo più nuovo attraverso il quale la radio arriva nelle orecchie della gente e in particolare delle giovanissime generazioni. Ogni radio può essere raggiunta attraverso molte app dedicate a raccogliere i ‘segnali’ delle emittenti di tutto il mondo, e in questo modo, attraverso Internet, la radio ha perso anche la sua dimensione locale per diventare globale. E il web ha permesso la nascita di milioni, letteralmente, nuove radio che sfruttando software dedicati hanno aperto le proprie trasmissioni senza bisogno di antenne e di segnali radio, senza ripetitori, emittenti che nascono nelle camerette degli appassionati e trasmettono in tutto il mondo.

Gli algoritmi stanno prendendo sempre più piede nell’universo radiofonico, ovviamente con pregi e difetti. Ogni piattaforma di streaming li usa per ‘personalizzare’ l’ascolto di ogni singolo utente, cercando di ‘conoscere’ gusti e abitudini, per poter perfezionare le proposte anche a seconda degli orari del giorno in cui la radio viene ascoltata, calibrando musica già conosciuta e apprezzata con novità da scoprire. Se questo per molti versi è comodo (ascolto la musica che voglio io, quando voglio io, come voglio io) è anche evidente che lo spazio della conoscenza viene ampiamente limitato, l’algoritmo tenderà a farmi ascoltare cose che conoscono o che assomigliano a quelle che conosco, limitando l’effetto ‘sorpresa’ che invece la programmazione radiofonica umana permette, compreso il rischio di ascoltare musica che non ci piace.

Certo, anche la figura del ‘dj’ radiofonico è molto cambiata nel corso degli anni, oggi la stragrande maggioranza dei conduttori radiofonici è fatta da bravissimi intrattenitori, che parlano degli argomenti più disparati e fanno in modo che il tempo, limitato, che hanno per parlare tra un brano e un altro sia divertente, curioso, in grado magari anche di stimolare la partecipazione del pubblico. Si, perché la radio ha accentuato di molto le sue caratteristiche “social” dall’avvento dei social network in poi, è diventato uno strumento per costruire comunità, ma non solo quelle classiche, legate attorno a temi o appartenenze, ma anche quelle momentanee, virtuali, in grado di vivere pochi minuti, la durata di una trasmissione, per poi sciogliersi di nuovo nell’etere o nel web. La radio si è andata integrando sempre di più con i social, con le app di Instant messagging, con l’uso dei messaggi vocali che vengono sempre più spesso usati in trasmissione, rendendo gli ascoltatori direttamente partecipi dei programmi. Nulla di nuovo, certamente, se si pensa alle glorie di Radio Anch’Io o al microfono aperto di Radio Radicale, ma in una dimensione diffusa e costante che ha cambiato molte delle regole del gioco. E, tornando ai dj, è cambiato anche il loro ruolo come selezionatori della musica, visto che i principali network radiofonici hanno un unico programmatore che decide quale è il “suono” dell’emittente e sceglie i brani che ogni trasmissione deve e può trasmettere, in modo da caratterizzare in maniera decisa la programmazione della radio.

E poi ci sono i podcast, che radio non sono ma le assomigliano molto e che stanno diventando un’abitudine per milioni di ascoltatori, un tipo di radiofonia ‘on demand’ che ha superato le logiche del palinsesto, degli orari di trasmissione, per lasciare liberi gli ascoltatori di ascoltare le loro trasmissioni preferite in ogni luogo e in ogni ora, attraverso smartphone, tablet, computer, smart speaker o televisori. È il formato della radio ‘parlata’ che si prende la sua rivincita sulla musica, i podcast permettono di raccontare storie, di dare corpo alle narrazioni, di condividere conoscenze, di approfondire argomenti o notizie, anche se c’è una larga quota di podcast di intrattenimento, e si stanno pian piano affermando anche quelli fiction, che recuperano la vecchia forma dei ‘radiodrammi’. E a tutto questo si aggiunge la frontiera del DAB, che porta l’ascolto in alta qualità, permette la nascita di radio tematiche, rientra nelle case e nelle automobili con un ascolto diverso, non solo quello della radiofonia in diretta ma anche quello più specializzato per gli appassionati. Insomma la radio, le radio, in tutte le sue forme contemporanee, stanno conoscendo non solo una stagione di successo ma anche di grande innovazione.

Il tema della celebrazione del World Radio Day di quest’anno è quello della fiducia, con lo slogan “Yes to radio, yes to trust”, per sottolineare come la radio, nei nostri giorni, sia ancora una piattaforma affidabile, un elemento fondamentale per l’informazione, per la cultura. Infatti il tema “Radio and Trust” dell’edizione 2022 è articolato attorno alla relazione della fiducia con il giornalismo radiofonico, per incentivare la produzione di contenuti indipendenti e di alta qualità e l’utilizzo di informazioni verificabili, condivise nell’interesse pubblico; quello con l’accessibilità, per soddisfare i bisogni informativi di tutti gli ascoltatori ed essere catalizzatore per l’integrazione e la partecipazione sociale e delle persone con disabilità; e quello con la sostenibilità delle stazioni radio, per garantire la competitività nel mercato dei media, trasformando il coinvolgimento del pubblico in sostenibilità finanziaria. L’hashtag ufficiale dell’iniziativa è #WorldRadioDay. Sul sito ufficiale www.worldradioday.org sono disponibili molte informazioni e materiale “copyright free” sull’iniziativa.

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Maurizio Pittau